La Ragazza del Convenience Store

Murata Sayaka

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    🍬

    Group
    Cantastorie ♠
    Posts
    20,490
    Beats
    +185
    Location
    A World Full of Music

    Status
    Online
    Titolo: La Ragazza del Convenience Store
    Autore: Murata Sayaka
    Genere: narrativa
    Ambientazione: Tokyo, Giappone
    Tempo: attuale
    Pagine: 168
    Casa Editrice: edizioni e/o
    Titolo originale: Konbini Ningen

    Keiko Furukura è una donna di 36 anni che ha sempre lavorato solo ed esclusivamente come commessa di un konbini. E' la sua vita, l'unica cosa che le piace davvero fare e che la mette a suo agio, ma che soprattutto le permette di sembrare una persona normale. Eppure ora che la sua giovinezza se n'è andata, non potrà evitare di sentire la pressione sociale su di lei, sempre pronta a giudicarla e ricordarle che non sta affatto adempiendo al suo dovere. Eppure Keiko è tenace nelle sue idee e oltretutto continua a non capire affatto dove stia il problema: che cosa c'è che non va nell'essere una commessa di un konbini?


    :writing:


    Fra tutti i romanzi di narrativa contemporanea giapponese che ho letto ultimamente, questo è quello che mi è piaciuto di più, quasi certamente perché ho empatizzato molto con la protagonista, pur essendo più giovane di lei ^^" Diciamo che quando entri nella fase della tua vita da giovane adulto, vicende del genere riesci a capirle al volo, soprattutto se sono analoghe alle tue esperienze personali ^^"
    In maniera molto semplice e a volte tagliente, viene denunciata la rigidità del pensiero della società moderna giapponese che sotto vari aspetti (ma questo l'ho detto anche quando ho recensito Aggressive Retsuko) somiglia molto anche alla nostra, forse perché è un po' un problema di tutti i Paesi modernizzati. La vita è suddivisa in livelli e ogni essere umano è un ingranaggio della società che come tale deve darsi da fare e contribuire al suo corretto funzionamento. Al contrario di quanto crediamo da piccoli però, questo contributo non possiamo darlo come vogliamo, ma dobbiamo farlo solo seguendo degli schemi prestabiliti, che sono poi gli stessi argomenti che ricorrono continuamente nei dialoghi di questo romanzo, ovvero trovare un buon posto di lavoro che ti permetta di guadagnare bene e fare carriera e poi mettere al mondo dei figli. Solo così potrai dire di aver vissuto davvero e aver contribuito alla crescita della società.
    Keiko però è chiaramente una di quelle persone che non rientra nel sistema e il motivo è semplicissimo: la sua psiche (per quanto possa di primo acchito sembrare contorta) la spinge a porsi delle domande in maniera onesta e trasparente, come farebbe un bambino e al tempo stesso a non capire perché tutte le persone attorno a lei si affannino così tanto a volersi realizzare seguendo quelle logiche che la sua mente non riesce a comprendere. Ma, esattamente come coi bambini, quando i "perché" diventano troppi e fastidiosi, si perde la pazienza, non si ha più voglia di spiegare, si risponde frettolosamente: "E' così e basta!" oppure ci si stupisce. Perché Keiko fa queste domande? Perché non abbassa la testa e fa quello che deve senza obbiettare? E questo spaventa, manda nel panico. E lei diventa un pericolo per la società, un ingranaggio difettoso, un elemento da arginare, da denigrare, perché non sta aiutando quando e come dovrebbe. E' un nemico del progresso, una minaccia per il sistema e quindi va emarginato.
    In questi ultimi 10 anni della mia vita, ho lavorato moltissimo su me stessa per capire chi fossi e quale fosse il mio posto nel mondo e tantissime volte mi è capitato di scontrarmi con gli standard imposti dalla società. Dopotutto, anche io per qualcuno potrei essere una che "si sta accontentando" perché faccio un lavoro che da tante persone è considerato di serie B, un ripiego temporaneo per i più giovani o l'ultima spiaggia per chi non lo è più così tanto. Non ho prospettive di carriera, ho uno stipendio normale e nessun benefit aziendale. Eppure a me sta bene, perché nel lungo percorso che ho fatto, ho capito che va bene così, che non dobbiamo essere tutti manager e che tutto sommato il mio contributo lo do, anche se magari più piccolo. La scalata per il successo la lascio agli altri, a me sta bene essere come sono, anche a costo di sembrare strana. Non è scritto da nessuna parte che se un lavoro non è prestigioso allora vuol dire che ti stai accontentando.
    Il romanzo termina con un finale aperto, che in questo caso però è comunque valido, dato che la protagonista ha risolto le proprie questioni. E' solo il dopo che viene lasciato alla nostra immaginazione, come se la vita riprendesse il suo corso senza di noi.
    Complessivamente l'ho trovato piacevole, scorrevole e per niente impegnativo.
     
    Top
    .
0 replies since 27/3/2024, 11:18   4 views
  Share  
.
Top