Il mio anno di riposo e oblio

Ottessa Moshfegh

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    Titolo: Il mio anno di riposo e oblio
    Autore: Ottessa Moshfegh
    Genere: narrativa
    Ambientazione: New York, USA
    Tempo: 2000
    Pagine: 231
    Casa Editrice: Feltrinelli
    Titolo originale: My year of rest and relaxation

    La protagonista della vicenda (apparentemente senza nome) è una ragazza di 27 anni che vive nell'Upper East Side della città di New York e in apparenza ha tutto ciò che si potrebbe desiderare dalla vita: bellezza, soldi e un buon lavoro. Eppure i beni materiali non riescono a colmare il senso di vuoto profondo che la divora dall'interno da anni, vuoto che si è ingigantito con la perdita di entrambi i genitori nel giro di poco tempo l'uno dall'altro. Così, quando si rende conto di dover fare qualcosa per scrollarsi di dosso quel senso di nulla, prende una decisione piuttosto insolita, ovvero quella di concedersi un intero anno di riposo e ibernazione trascorrendo le sue giornate a dormire guardare vecchi film alla tv. Ma basterà davvero tutto questo a cambiare la sua vita?


    :writing:


    Questo romanzo è stato consigliato più volte da Matteo Fumagalli, che ne ha sempre parlato benissimo ma inizialmente non mi aveva attirato, proprio a causa della sua trama bislacca. Quando però questa estate ho avuto una crisi da cui è emerso il desiderio di dover fare qualcosa per sistemare la mia vita, ecco che mi è tornato in mente questo libro e, sentendomi affine ai desideri della protagonista, ho voluto provare a leggere per scoprire se per caso avrebbe avuto qualcosa da insegnarmi.
    Purtroppo non è stato così, non perché sia un pessimo libro, ma perché è talmente fuori dall'ordinario nel suo essere banale e monotono da non poter insegnare nulla. La cosa che più mi sconvolge è il modo in cui è stato scritto e il fatto che l'abbia terminato davvero in poco tempo, nonostante la trama di fatto non racconti proprio niente. Ottessa Moshfegh ha indubbiamente un talento innato per la scrittura, altrimenti non riuscirei a spiegare come sia stata in grado di rendere così interessante il vuoto. Benché ogni capitolo non sia altro che un reportage delle giornate di questa ragazza, non sono stata in grado di annoiarmi, anzi al contrario ho proseguito la lettura con fervido interesse, facendo spesso delle pause fra un paragrafo e l'altro, ma riprendendo poi subito. E nonostante ad un certo punto avessi iniziato a maturare il sospetto che probabilmente non ci sarebbe mai stato alcun colpo di scena, ho continuato ugualmente a leggere, quasi fosse nata una sorta di sfida fra il mio istinto e ciò che leggevo realmente.
    Il finale è difficile da definire. Benché anche questo sia un sospetto che inizia ad aleggiare ad un certo punto della narrazione e a farsi sempre più certo mano a mano che alcuni tasselli vanno al loro posto, mi ha ugualmente spiazzato perché non era affatto la conclusione che mi sarei aspettata.
    Eppure non ne sono rimasta affatto delusa, il che è paradossale, lo ammetto. Questa autrice è l'esempio concreto di come alcune persone usando il proprio talento siano in grado di farti apprezzare anche la cosa più insignificante del mondo, un po' come quei venditori che con la loro parlantina riuscirebbero persino a rifilarti dell'acqua solubile in bustine. La monotonia e la banalità nella sue mani assumono una diversa consistenza.
    Questo libro non mi avrà cambiato la vita e nemmeno dato le risposte che cercavo, ma è stata comunque un'esperienza unica nel suo genere.
     
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